Le fasi che seguono la vendemmia possono essere particolarmente critiche per la vite dal punto di vista fitosanitario a causa della presenza di ferite, che fungono da vie di accesso preferenziali per patogeni anche molto temibili, come il complesso dei funghi ritenuti responsabili della sindrome del Mal dell’Esca e di altre malattie del legno.
Il rischio di colonizzazione delle ferite da parte dei patogeni è maggiore in piante non ancora completamente a riposo, all’interno delle quali è ancora attiva la circolazione di linfa elaborata, carica di zuccheri.
Le ferite presenti sulla pianta dal post-raccolta in poi possono essere di due tipi. In caso di vendemmia a macchina, la struttura della pianta può recare danni dovuti a urti da parte degli elementi meccanici preposti al distacco degli acini. Ma in seguito, auspicabilmente più avanti nella stagione e in riposo vegetativo pieno, sulla pianta vengono generate ferite con la potatura invernale o secca, che deve comunque essere eseguita evitando il più possibile tagli di grandi dimensioni.
In entrambi i casi, il trattamento della parte epigea della pianta con prodotti a base di microrganismi antagonisti di quelli patogeni può essere di grande aiuto. Alcune specie del genere Trichoderma sono note per la loro efficacia in queste situazioni. Distribuiti sulle parti epigee della pianta dopo la potatura, i funghi del genere Trichoderma esplicano la loro attività colonizzando i tessuti vegetali ed esercitando una competizione per i substrati nutritivi nei confronti dei funghi fitopatogeni. La colonizzazione avviene anche su ferite di 3-4 mesi di età. I Trichoderma spp. sono inoltre in grado di esercitare la propria attività benefica anche a temperature relativamente basse, fino a 5°C. Azione che peraltro si esplica anche a livello di suolo, contrastando lo sviluppo di marciumi radicali.