Focus colture
Marzo 16, 2022

Microrganismi utili nel suolo per prevenire la maculatura bruna del pero

Pur con sensibilità anche molto diverse tra cultivar, la maculatura bruna rappresenta sin dagli Anni Settanta del secolo scorso una temibile malattia fungina per i pericoltori italiani. Se tuttavia per decenni la lotta chimica ha consentito di mantenere entro limiti economicamente accettabili i danni provocati da questa malattia, negli ultimi anni la coltivazione del pero, soprattutto nel Nord Est italiano e in particolare laddove si coltiva la varietà Abate Fétel (Emilia Romagna, Veneto), ha subito fortissime perdite da maculatura bruna, a causa della ridotta disponibilità di sostanze attive autorizzate all’uso nei trattamenti fitoiatrici per il contenimento di questo patogeno.

Cos’è la maculatura bruna del pero

Stemphylium vesicarium, agente patogeno della maculatura bruna del pero, è un fungo che sverna su foglie e frutti caduti a terra per riprendere poi la propria attività a carico di tutte le parti verdi della pianta in primavera, favorito da elevata umidità ambientale e temperature tra 22 e 26°C.

Da questo momento in avanti il fungo produrrà tossine di tipo ospite-specifico che determinano dapprima punteggiature e successivamente aree necrotiche più estese a carico dei tessuti vegetali delle cultivar sensibili. In corrispondenza di queste stesse aree necrotiche, che si manifestano come tacche bruno-scure con bordo rossastro, si sviluppano successivamente marcescenze a opera dello stesso S. vesicarium ma anche di altri funghi opportunisti.

Danni da S. vesicarium e sensibilità varietale

Le aree necrotiche determinate dall’attacco del fungo e dal conseguente rilascio di tossine si manifestano su foglie, piccioli e rametti erbacei, con conseguente compromissione dell’attività fotosintetica e, nei casi più gravi, defogliazione parziale o completa.

Sui frutti le necrosi si manifestano soprattutto nella zona del calice e maggiormente nei frutti posizionati nella parte più esterna della chioma, interessando dapprima l’epidermide ma estendendosi poi alla polpa, che va incontro a marcescenza, rendendo la produzione non commercializzabile.

Non tutte le varietà di pere risultano ugualmente sensibili al patogeno: Abate Fétel e Conference sono quelle maggiormente a rischio, mentre tra le più tolleranti si citano Generale Leclerc e Kaiser.

Maculatura bruna del pero: prevenzione e difesa

La revoca di sostanze attive come Thiram, Ziram, Mancozeb e Procimidone, precedentemente utilizzate per il controllo di diversi funghi fitopatogeni tra cui anche S. vesicarium, ha di fatto ridotto moltissimo la rosa di prodotti applicabili al pereto per la lotta alla maculatura bruna del pero, contribuendo agli ingentissimi danni riportati dalla pericoltura del Nord Italia nelle annate 2020 e 2021, anche a causa del mancato accoglimento, da parte degli organi competenti, dell’istanza avanzata dalle Associazioni di produttori e dai Consorzi fitosanitari, che hanno a più riprese invocato autorizzazioni temporanee per le sostanze attive in revoca, in attesa di individuazione di valide soluzioni fitoiatriche alternative. Allo stato attuale, dunque, risulta di fondamentale importanza agire su fattori agronomici come l’irrigazione e la gestione del terreno per prevenire la diffusione di S. vesicarium.

Fattori predisponenti alla diffusione della maculatura bruna

Il verificarsi di alcune condizioni pedoclimatiche, unitamente all’adozione di determinate tecniche colturali, sono alla base di una maggiore predisposizione dei pereti a subire danni da maculatura bruna. La bagnatura fogliare persistente deve essere evitata, ragion per cui si sconsiglia l’utilizzo di irrigazione sovrachioma. Anche la gestione del suolo, stante il fatto che a terra svernano gli inoculi, deve essere al centro delle tecniche preventive e prendere in considerazione sia l’eventuale sanificazione del cotico erboso (se presente), sia la concimazione autunnale post raccolta con prodotti in grado di apportare non solo sostanza organica ed elementi nutritivi, ma anche microrganismi utili, in grado di influenzare positivamente il microbioma superficiale del suolo.

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