Come riportato da diversi dizionari della lingua italiana, il sostantivo “letame” deriva dal latino laetamen, a sua volta derivato di laetare (concimare), da “laetus”, ovvero “lieto”, ma in origine “fertile”.
Uno scarto delle filiere zootecniche, che da secoli (ma secondo alcune fonti già nel Neolitico, ovvero tra gli 8000 e i 3500 anni a.C.) viene reimmesso nel ciclo produttivo delle colture agrarie: il letame è di fatto un esempio virtuoso di economia circolare, anche se il suo valore in agricoltura è stato riconosciuto ben prima che economisti ed ecologisti coniassero questa definizione.
Oltre che come ammendante e concime, il letame trova utilizzo nella produzione di biogas, di combustibile solido e di substrato per la coltivazione di funghi commestibili.
Ma non solo: c’è chi a Piacenza ha sviluppato un processo per trarne un materiale analogo alla terracotta, con cui vengono prodotti pezzi e complementi di arredo, attorno ai quali ruotano un museo, attività didattiche e mostre.