Il termine “micorrize” si deve allo studioso tedesco Albert Bernhard Frank, che a fine Ottocento, insieme al botanico italiano Giuseppe Gibelli, fu tra i primi studiosi a osservare l’esistenza di questi fenomeni naturali.
Come specificato nel nostro Speciale Microrganismi Utili Aggiunti, le micorrize – associazioni mutualistiche che si instaurano tra le radici di una pianta e un fungo – rappresentano il tipo di simbiosi più diffuso in natura. Addirittura, secondo alcune fonti tutte le piante terrestri sarebbero interessate da simbiosi di tipo micorrizico, pur essendone state studiate e caratterizzate solo una piccola parte.
La simbiosi si basa sulla necessità del fungo, organismo eterotrofo, di assicurarsi il nutrimento organico assorbendolo dalle radici delle piante, che a loro volta da questa relazione trofica col fungo traggono vantaggi legati alla nutrizione (soprattutto fosfatica) e alla resistenza agli stress sia biotici che ambientali. Nel caso delle piante coltivate, questi vantaggi si traducono in un miglioramento delle rese, sia in termini quantitativi che qualitativi, e più in generale in un migliore stato fisiologico e fitosanitario.
Le ife prodotte dal fungo consentono alle radici di esplorare volumi di suolo maggiori, migliorando l’assorbimento dell’acqua e degli elementi minerali. Le micorrize inoltre solubilizzano e assorbono per la pianta forme minerali normalmente insolubili, migliorando ulteriormente l’equilibrio nutrizionale. Rispetto ai funghi saprofiti, in generale, quelli simbionti presentano la caratteristica di non essere in grado di ricavare gli zuccheri di cui hanno bisogno dalla cellulosa o dalla lignina, ma di necessitare invece di zuccheri semplici.