La farina di ossa si ottiene frantumando più o meno finemente ossa di animali, cui talora si aggiungono lische di pesce, e sottoponendole a essiccazione. Quest’ultimo processo può essere effettuato in diversi modi, influenzando la biodisponibilità dei nutrienti per le piante quando la farina di ossa viene utilizzata come concime.
Prima della triturazione, le ossa possono essere o meno sottoposte a processo di sgrassatura e degelatinizzazione, il che influisce sul contenuto in elementi nutritivi del prodotto finito. Si tratta essenzialmente di un concime NP, con un rapporto sempre sbilanciato verso il Fosforo, variabile tuttavia in funzione della materia di partenza e dei processi applicati. Indicativamente si va da un rapporto di 1:13 – 2:18, qualora le ossa vengano degelatinizzate, a uno di 4:12 in assenza di questo pre-trattamento. Essendo limitate le risorse naturali di fosfati, il riutilizzo del Fosforo all’interno del sistema alimentare è estremamente importante per favorire la sostenibilità delle produzioni.
La farina di ossa apporta inoltre quantitativi variabili ma elevati di Calcio (oltre il 20% sulla sostanza secca). Questo la rende particolarmente interessante per l’uso in terreni a pH acido, che necessitano di correzione.