Materie prime e formulazioni
Novembre 29, 2022

Azoto a lenta cessione dalla cornunghia

Tra le filiere produttive più frequentemente sotto accusa in termini di impatto ambientale e sfruttamento di risorse non rinnovabili vi sono certamente quelle zootecniche. Nonostante carni e latticini contribuiscano in percentuali piuttosto limitate alle calorie e alle proteine consumate a livello globale sul nostro pianeta, i processi produttivi correlati comportano lo sfruttamento intensivo di grandi estensioni di terreno coltivabile, l’impiego di ingenti quantitativi di acqua dolce ed elevate emissioni di gas serra nell’ambiente.

Un aiuto all’incremento della sostenibilità di queste filiere viene dalle economie circolari, in grado di dare nuova vita ad alcuni dei sottoprodotti risultanti. Come avviene per le farine di ossa e carne, anche la cornunghia vanta diverse possibilità di reimpiego, tra cui quello come matrice organica nella formulazione di concimi.

 

Cos’è e come si ottiene la cornunghia

Da corna e unghia (zoccoli) che residuano dalla macellazione di animali si ottiene la cornunghia fresca, caratterizzata da un tenore elevato di cheratina, proteina contenente azoto in forma organica. La cornunghia tal quale, tuttavia, cede l’azoto molto lentamente, motivo per cui viene normalmente torrefatta e polverizzata, ottenendone comunque un concime organico a lenta cessione.

Nella parte centrale del corno è contenuto midollo, ricco di osseina e generalmente reimpiegato per la produzione di gelatina o di farina d’ossa. A essere ricca di cheratina è invece la porzione esterna di queste strutture. Durante la macellazione, le corna vengono asportate e sottoposte a un breve trattamento termico che facilita la successiva separazione del midollo e sempre per trattamento termico si procede alla separazione degli zoccoli dalle zampe.

 

Il valore agronomico della cornunghia

La cornunghia contiene Azoto in quantità elevate (indicativamente dal 9 al 16% sul tal quale), che viene ceduto lentamente, sopperendo alle richieste nutrizionali delle colture per un arco di tempo molto prolungato e riducendo le perdite di questo elemento per lisciviazione. Anche il Fosforo è presente nella cornunghia, sia pure in quantitativi decisamente più limitati, dell’ordine dell’1-2%.

Ma il suo valore agronomico non si esaurisce qui.

L’azione dei batteri presenti nel terreno sulla cheratina porta alla liberazione di ammoniaca, poi nitrificata, e anidride carbonica. Quest’ultima fin tanto che rimane intrappolata nella matrice, genera una porosità che migliora le proprietà fisiche del suolo.

La cornunghia ha inoltre spiccate proprietà igroscopiche, che le consentono di trattenere l’acqua piovana o di irrigazione per poi renderla disponibile gradualmente alle radici delle colture. Il Carbonio contenuto nella cornunghia, infine, favorisce il proliferare di microrganismi nel terreno, a vantaggio di biodiversità e fertilità biologica.

 

Le matrici organiche come noto sono particolarmente ricercate per la produzione di concimi ammessi all’uso in agricoltura biologica, dove i prodotti di sintesi non possono essere applicati. In quest’ottica, la cornunghia è stata testata per le sue performance in campo in numerosi Paesi. A titolo di esempio, si cita questa recente pubblicazione dell’Universitas Gadjah Mada (Indonesia) in cui si descrivono gli ottimi risultati ottenuti su orzo con concimazioni a base di cornunghia in combinazione con pollina come alternativa alla fertilizzazione con concimi NPK di sintesi.

Un caso di successo: cornunghia per la concimazione azotata del riso

Come spieghiamo nel nostro Speciale Riso, la cornunghia può essere considerata la regina dei concimi organici azotati da utilizzare in risicoltura. Su riso la cornunghia si distribuisce tal quale, macinata grossolanamente e alla dose di 250 – 300 kg/ha, con contenuto del 14-15% di N organico. Ha effetti benefici sulla fertilità dei suoli e favorisce la disponibilità di Azoto prolungata nel tempo.

 

Il corno, prezioso anche per altri impieghi

Diversamente dalle farine di ossa e carne, la cornunghia non viene utilizzata per la preparazione di alimenti a uso zootecnico, in quanto altamente indigeribile.

Come noto, invece, il corno può essere impiegato per la fabbricazione di oggetti come bottoni, manici di coltelli e pettini, pur essendo stato ampiamente soppiantato dalla plastica. Nonostante si tratti spesso di produzioni artigianali, alla base dell’utilizzo di questo materiale vi sono anche studi molto approfonditi sulle sue caratteristiche tecnologiche, come evidenziato in questa pubblicazione scientifica prodotta da un gruppo di ricercatori nigeriani.

 

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Biodieci è un concime organico azotato ottenuto per pellettatura a freddo di una miscela di quattro diverse fonti di proteine animali parzialmente idrolizzate. Oltre alla cornunghia, Biodieci contiene  letami, farina di carne e pennone, le cui composizioni in termini di macro e microelementi consentono una formulazione completa ed equilibrata del prodotto finale. Le dimensioni delle molecole organiche naturali che contengono l’azoto ne consentono un rilascio graduale, con una disponibilità per la pianta prolungata nel tempo. Studiato appositamente per l’agricoltura biologica ma impiegato con successo anche in agricoltura convenzionale, Biodieci si applica in copertura su tutte le colture erbacee o arboree che richiedono apporti azotati. È inoltre il substrato ideale per migliorare l’attività microbica dei suoli.

Agri Korn Bio è un concime organico azotato a lenta cessione ottenuto per pellettatura a freddo di una miscela di cornunghia e stallatico umificato. Studiato appositamente per l’agricoltura biologica, Agri Korn Bio è trova impiego su tutte le colture erbacee o arboree che richiedono apporti azotati a cessione prolungata nel tempo ed è particolarmente consigliato in risaia, per evitare le forti perdite d’azoto dovute alle condizioni ambientali. Si inserisce perfettamente anche nella concimazione delle colture arboree come vigneto, frutteto e oliveto.

 


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